Grazie al fantastico mondo nel quale viviamo, il quale ci permette di girare il mondo con una facilità incredibile, sempre più spesso mi capita di sentire frasi come: “Io non mi sento italiano, io sono europeo”. È una cosa bellissima da un certo punto di vista: non rinchiudersi nel proprio piccolo mondo, saper aprire i propri orizzonti, non fare distinzioni tra nazionalità diverse, e tanto altro. Eppure, più tempo vivo in Olanda e meno credo a queste persone.
“Non mi sento italiano, ma torno a casa ogni anno a Natale”
Almeno per quanto riguarda la mia esperienza, la maggior parte delle persone che fanno questi discorsi sono lo stesse che si fanno mandare “il pacco da giù” perché il cibo all’estero non si può proprio sopportare, chiamano “casa” il luogo dove sono cresciuti, e tornano ogni anno a Natale perché “la tradizione è la tradizione”. C’è poi chi si sente europeo (ma assolutamente non italiano) vivendo a Barcellona, senza mai aver conosciuto un finlandese e ritenendo gli ungheresi persone tanto diverse da loro. Qualcuno non si sente italiano ma fa parte di tutti i gruppi Facebook “Italiani ad Amsterdam”. Come questi, potrei trovare molti altri esempi.
Sentirsi europei deve per forza escludere il sentirsi italiani?
Anche superando quanto appena scritto, io ritengo che il sentirsi europei non debba assolutamente escludere la possibilità di sentirsi italiani. Vivo da tre anni in Olanda, e – lo ammetto – mi capita spesso di dire “gli italiani” invece che “noi italiani”. Questo è un mio difetto, lo faccio sempre quando mi vergogno di qualche tratto tipico degli italiani che io non voglio avere. Altre volte, invece, sono fiera di potermi presentare dicendo che sono italiana. Allo stesso tempo, in entrambi i casi, non rinuncerei per nulla al mondo alla mia cittadinanza europea.
Sono europea
Sono europea quando apro skyscanner e prenoto un volo last minute senza dovermi preoccupare del visto. Sono europea avendo voluto vivere in tre Paesi diversi negli ultimi anni, conoscendo persone di almeno venti nazionalità diverse. Sono europea quando bevo una birra al bar con i miei amici olandesi e mi sembra la cosa più normale del mondo.
Sono italiana
Mentre vivo felicemente il mio europeismo, sono anche italiana. Lo sono quando torno in Italia e come prima cosa in aeroporto mi fermo a bere un espresso. Oppure quando insisto per andare a mangiare una buona pizza. Sono italiana quando mi preoccupo per la Lega che vince, quando mi arrabbio per il patrimonio artistico e culturale lasciato andare in rovina. Sono italiana quando vivo nel Nord Europa e mi manca il sole, la luce.
Sono trentina
In tutto questo, sono anche trentina. Lo sono quando mi mancano le montagne, quando mangio un piatto di canederli e quando mi lamento delle buche nell’asfalto delle altre regioni.
Ciao, io ho risolto cosi: sono un terrestre, specie umana. Potendo scegliere la prossima vita, sceglierei senza dubbio Nederland. Mi sento a casa qui, mi piacciono gli olandesi nella loro raffinata semplicita’, pregi e difetti. Credo tuttavia che se fossi vissuto in Giappone mi sentirei egualmente a casa. La mia casa e’ dove ce’ l’amore. E tutto attorno diventa il proprio giardino.
E no… dell’Italia mi mancano solo i compagni di partito. Per il resto zero. Solo ( si fa per dire solo) mio figlio. Sono un terrestre e per tale natura non posso essere coerente, ma solo tentare di esserlo. Sbaglio, commetto un sacco di errori, irrazionale. E nella natura degli umani. Tento e a volte ci riesco di far di meglio. Accetto di essere veneto, per via del recioto e della peara’ … nulla di piu’.
Sono anche europeo, il che e’ molto meglio che essere italico, se non altro per via delle dimensioni, per noi maschietti ci si vanta di questo.
Uh…. volevo cancellare tutto, poi mi son detto, ma si! ho scritto senza riflettere, istintivamente. Va bene cosi, sono un umano. Grazie e arrivederci. Lucio.
Grazie del riscontro Lucio!