Una lunga quarantena
Ho trascorso tutti i miei cinquantaquattro giorni di quarantena a fantasticare su come sarebbe stata la mia prima uscita post-quarantena. Erano tante le cose che mi mancavano, principalmente relative alla mia vita sociale. Inutile dire che tutte quelle cose mi mancano ancora, non potendo trovarsi con gli amici.
C’è però una cosa che, con mia grande gioia, possiamo nuovamente fare dallo scorso lunedì: camminare.
Finite le grandi piogge di novembre e dicembre, gennaio e febbraio erano stati dei mesi bellissimi per me: tutti i weekend almeno un’escursione in montagna! Ho quindi iniziato questa quarantena abbastanza allenata, e pensavo che alla prima uscita avrei attraversato l’intero Piemonte a piedi. Forrest Gump, insomma, a piedi invece che di corsa.
Se la mia prima uscita post-quarantena fosse un libro, si intitolerebbe “Un umore a chilometro”
Come potete immaginare, non è affatto andata così; due mesi di divano sono devastanti per il corpo. Alla mia prima uscita post-quarantena ho camminato dieci chilometri, ognuno dei quali ha comportato un cambiamento drastico del mio umore.
Chilometro 0
Mi vesto, metto la mascherina, parto. Mi blocco davanti alla porta e torno indietro verso la camera; vado avanti a indietro così per almeno cinque volte. Sto uscendo senza fare la spesa? Ma veramente? Sono agitata, veramente.
Chilometro 1
La strada è la stessa che faccio per andare a fare la spesa, quindi faccio fatica a realizzare che sto solamente passeggiando. L’unica differenza è che oggi non ho lo zaino sulle spalle. Ma non ne sono convinta, non so. Sono dubbiosa verso il mondo intero.
Chilometro 2
Il supermercato ormai è alle mie spalle, sto davvero camminando liberamente! Inizio a muovermi velocemente, quasi nervosamente. Devo scaricare in qualche modo questi due mesi di staticità.
Chilometro 3
Arrivo sul Lungo Po e mi fermo bruscamente. Cos’è tutta questa bellezza? Gli alberi sono verdi, il cielo limpido e si vede benissimo la Basilica di Superga. L’ultima volta che sono stata qui era freddo, grigio e quella collina si vedeva a malapena.
Chilometro 4
“Non mi posso fermare, non così presto”. Riprendo a camminare velocemente, dovrò fare tanti chilometri prima di sentirmi a posto.
Chilometro 5
Vengo travolta improvvisamente da un’ondata di buonumore. Respiro la libertà, c’è profumo di felicità nell’aria. Rallento, chiudo gli occhi e continuo a muovere i piedi. Il mondo intorno a me sembra scomparire, mi sento leggera e mi sembra di volare.
Chilometro 6
Le mie gambe sono tutte doloranti. Sono solo a sei chilometri, camminando, e le gambe fanno già male. E tanto anche. Non ci credo, cosa è successo al mio corpo in neanche due mesi?
Chilometro 7
Che belle, le persone. In questo momento mi sembra quasi la cosa più naturale di sempre; per un attimo riesco a dimenticare la quarantena.
Chilometro 8
Ginocchia, piede (solo uno, chissà perché), muscoli; sono tutti uniti da un unico e incomprensibile dolore.
Chilometro 9
Aaaaahhhh, malissimo. Inizio a zoppicare.
Chilometro 10
Vedo in lontananza casa mia, ce l’ho fatta! Faccio fatica a fare le scale, ma ne è valsa la pena.
Chilometro 11
Mi lancio sul divano.
E il giorno dopo ho fatto fatica ad alzarmi dal letto, da quanto le mie gambe stavano soffrendo.
Insomma, ho capito che dopo questa quarantena bisogna saper tornare indietro: io, per esempio, dovrò imparare nuovamente a camminare.
Ciao, sono contento tu abbia potuto camminare in liberta’ dopo tutto quel tempo! Era ora!
Non so se ti arrivano info da Nederland, ma qui non siamo stati rinchiusi in casa. Restrizioni limitate si, ma si poteva uscire quando si voleva e andare in giro liberamente. Distanza sociale e niente assembramenti, solo coppie. Questo era in linea di massima il sistema usato.
Percio’ non abbiamo provato quel vostro tipo di quarantena, anche se personalmente ho scelto di non andare a contatto con nessuno per via dei miei guai di salute. Comunque la bici ed il parco non li ho mai lasciati.
La cosa curiosa erano i supermercati, controllo all’entrata, carrello disinfettato ad ogni uso e segni per terra che indicano la direzione da prendere all’interno. Una specie di pista da seguire.
Augurandoti ancora tante passeggiate con le gambe funzionanti, ti mando un saluto da Zaandam.
Ciao!
Ciao Lucio,
grazie!
Sì, sono ancora in contatto con vari amici quindi ho presente com’è la situazione lì. Diciamo che in certi momenti vi ho invidiati, ma alla fine non avete comunque le montagne 😉
A presto,
Maddalena