La partenza per l’Italia è imminente. Dopo tre anni passati ad Amsterdam, per vari motivi ho deciso di lasciarmi la capitale olandese alle spalle, lanciarmi in una nuova avventura. Non è questo il momento di parlare della mia decisione, chi fosse interessato a conoscere la storia che ha portato a ciò può leggerla nel mio libro Expathetic.
Oggi voglio invece soffermarmi sulla difficoltà che sto incontrando nel preparare il mio curriculum in italiano. Ho impiegato circa dieci minuti a tradurre e riportare le mie esperienze professionali, il mio percorso formativo e le mie competenze cosiddette “hard“. Pensavo quindi sarebbe stata una passeggiata.
Il mio problema sono le competenze “soft“
Ho fatto un bel lavoro di introspezione e autocritica negli ultimi due mesi da disoccupata, quindi ora saprei elencare molto bene tutte le mie “soft skills“: riesco a lavorare efficientemente anche sotto pressione, ho praticato molto il pensiero positivo e sono brava nel problem solving, e così via. Ma quanto di me riesco davvero a dire con tutto ciò? Un recruiter che legge il mio curriculum, cosa riesce a vedere in me di diverso rispetto a qualsiasi altra persona con la stessa lista? Ho passato circa una settimana ad interrogarmi su queste cose.
Certo, esiste anche la lettera motivazionale. Che però solitamente include quei pochi tratti necessari per la posizione specifica. Non sarebbe invece più utile, per capire davvero che tipo di persona sono, descrivere piccoli e apparentemente insignificanti dettagli della mia vita quotidiana?
Dopo giorni e giorni di confusione, ho deciso di provarci:
- Il mio computer ha sempre aperti: Spotify, Chrome, Word e – alternativamente o in contemporanea – InDesign e Illustrator;
- Nella lotta caffè contro tè, per me vince il primo;
- Nella lotta dolce contro salato, vince il secondo;
- Se posso scegliere tra vino rosso e vino bianco, io sceglierò in ogni situazione il primo;
- Il mio libro preferito è “Il Piccolo Principe” ma nella mia libreria spiccano anche: “Rough Guides – Iceland”, “Ultimate Travelist: Colouring Book”, “Talk like TED” e “Come diventare un esploratore del mondo – Museo di vita tascabile”;
- Cambio orecchini ogni giorno in base al colore dei vestiti che indosso;
- Non ho alcun vestito di marca;
- Le decorazioni di casa mia sono autoprodotte;
- Una casa non è casa senza piante;
- Amo spendere troppi soldi per una birra tra amici, una grigliata al parco, un weekend fuori porta. Odio spendere anche pochi soldi per passare il sabato sera in un club e per possedere enormi quantità di cose materiali;
- Vado al lavoro in bicicletta, anche quando piove;
- Vado in vacanza con lo zaino da trekking, non ho nemmeno un trolley.
Chissà se mai qualcuno leggerà questo post e deciderà di assumermi grazie ad una diversa descrizione di me stessa.
Buongiorno Maddalena,
la tua idea va oltre l’originale perchè la trovo di vera utilità. Io gradirei davvero molto ricevere dei CV con queste informazioni.
Sono allineata al tuo pensiero, che con questa modalità possiamo vedere oltre le solite e formali nonchè generiche frasi fatte: stereotipi.
Più che parlare di sè fanno indossare una maschera anonima. Il tuo post mi ha colpita perchè mi dipinge una donna che si ama e si apprezza
per come è dandole il coraggio di esprimersi con trasparenza e genuinità. Bei valori che da soli surclassano mille frasi di circostanza. Complimenti.
Ti ringrazio davvero delle belle parole, Manuela!