Che cosa vi manca di più della vita pre-quarantena?
In maniera simile ma di certo anche molto diversa, siamo tutti provati da questa situazione di chiusura forzata in quarantena: vivere in due – o ancora peggio da soli – in trenta metri quadri, non poter fare nemmeno due passi in un parco, mettere in pausa improvvisamente e contemporaneamente tutti i propri passatempi, e chi più ne ha più ne metta.
È difficile stilare una lista delle cose che mi mancano di più, mi manca tutto se devo essere sincera. Mi sono però resa conto che è l’assenza delle cose più semplici della quotidianità pre-quarantena che mi fanno più male.
Di notte ora sogno quei piccoli ma bellissimi momenti
A voi succede? Io nel sonno ho iniziato a sognare pranzi sul mini balcone della mia casa a Torino ma con i miei genitori, incontri al parco con le mie due sorelle, ritrovi con amici di vecchia data, e piccole cose come queste che prima tendevo a dare per scontate.
Questa volta ho provato a descrivere ciò che più mi manca della mia vita pre-quarantena con delle semplici parole, delle parole intraducibili che arrivano da tutto il mondo.
Eccole.
Parole libere
Pertut (ungherese)
La parola in sé non significa nulla, ma l’espressione “Andiamo a bere pertut” indica la nascita di un’amicizia o l’atto di tenerla viva.
Retrouvailles (francese)
Letteralmente significa “riscoperta”.
Si utilizza principalmente per parlare delle rimpatriate, di quegli incontri con persone care dopo tanto tempo che non ci si vede.
Gjensynsglede (norvegese)
“Goodbye happiness”.
La felicità che si prova nel rivedere qualcuno dopo tanto tempo.
Asabiyyah (arabo)
Lo stare insieme, lo spirito comunitario.
Friluftsliv (norvegese)
La vita all’aria aperta, vivere in completa sintonia con la natura.
Smultronstaelle (svedese)
Un luogo riservato, quieto, dove vai ad isolarti e rilassarti.
Vybafnout (ceco)
Saltare fuori all’improvviso e sorprendere qualcuno dicendo “Buu”.
Nabocklish (gaelico irlandese)
Letteralmente: “Non ti preoccupare”.
Stammtisch (tedesco)
Un ritrovo informale che si svolge regolarmente; un incontro con i soliti amici.
Philoxenia (greco)
Ospitalità e accoglienza.
Ramé (balinese)
Qualcosa di caotico e allo stesso tempo gioioso.
Borrel (olandese)
Un sorta di aperitivo a buffet con tante persone, cibo e bibite, ma a qualsiasi ora della giornata: dopo una riunione, a fine lavoro, il sabato pomeriggio.
Utepils (norvegese)
Una birra gustata all’aperto, specialmente al sole.
Uitwaaien (olandese)
Prendere una boccata d’aria fresca, camminare nel vento.
Augenweide (tedesco)
Una gioia per gli occhi; uno scenario incantevole, stimolante o che arricchisce.
Shinrin-yoku (giapponese)
Fare il bagno nel bosco (letteralmente e/o metaforicamente).
Iktsuarpok (inuktitut)
Quel senso di attesa che si prova quando si sta aspettando qualcuno e si continua a controllare se è in arrivo.
Hêt say (vietnamita)
Oltre le parole, formidabile; un’esperienza superlativa, impareggiabile.
Resfeber (svedese)
La sensazione di felicità e agitazione che prova un viaggiatore prima di partire per un viaggio.
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